Da dove partire?

La legislazione considera rifiuto tutto ciò di cui “il detentore si disfi, abbia l’intenzione di disfarsi o abbia l’obbligo di disfarsi” Cosa comporta questa disposizione per il semplice cittadino?

Vediamo con il solito esempio della bottiglia di plastica.

Io sono andato in un qualsiasi supermercato, ho acquistato una aranciata in bottiglia di plastica e mi accingo a fare una bella passeggiata a piedi nella pista ciclabile che costeggia il fiume Adda.

Nel momento in cui finisco di bere il contenuto della bottiglia, se non ho alcun interesse a portarla a casa e riusarla creativamente, mi trovo nella condizione di “detentore” di un potenziale rifiuto. Per legge non sono “obbligato” a disfarmi della bottiglia. Posso solo volermene disfare.

Cosa posso fare, in una scala crescente di educazione?

1- la getto disinvoltamente lungo l’argine o nell’Adda, tanto nessuno mi vede. Questo comportamento è abbastanza frequente, basta fare una passeggiata a piedi lungo gli argini o gli alvei dei torrenti per verificare.

2 – la lascio su un muretto o sulla strada, magari con ancora del liquido dentro, tanto qualcuno pagato dal Comune o qualche cittadino educato passerà a ripulire. Questo comportamento considera il lavoro altrui come “atto dovuto” e deresponsabilizza il soggetto nel rispetto dell’ambiente come bene comune da preservare. “Non mi riguarda”.

3 – la tengo con me fino a che trovo il contenitore più vicino e se lo trovo pieno la lascio ai suoi piedi. Si potrebbe però obiettare che il Comune potrebbe mettere cestini più grandi, magari vicino alle panchine dove si fa la sosta, oppure metterne qualcuno in più, così la spazzatura non finisce sparsa in giro.

4 – la butto dentro solo se c’è spazio. Questo comportamento è da persona civile anche se forse inconsapevolmente non si pensa che tutto quello che finisce nei cestini posti lungo i sentieri finisce poi nella raccolta indifferenziata. Si potrebbe obiettare che il Comune potrebbe mettere anche dei contenitori per la raccolta differenziata della plastica lungo il sentiero.

5 – la tengo con me fino a quando trovo un contenitore apposito per la raccolta della plastica. Ma chi mi assicura che anche il sacco giallo alla fine, per fare in fretta, non confluisca tutto nel sacco nero?

6 – la metto nello zainetto a la porto a casa, la schiaccio per ridurla di volume e riciclo correttamente sia la bottiglia che il tappo. Poi il giorno assegnato per la raccolta porta a porta della plastica chiudo il sacco e lo metto all’esterno della casa. Inoltre consegno i tappi ad una associazione di volontariato

 

Questo è solo un piccolo esempio concreto di educazione ambientale. Vi invito in base alla vostra esperienza a pensare ad altri esempi: carta, vetro ecc. Esempio visto solo ed esclusivamente in un’ottica di “educazione civica” e non di una possibile infrazione alle leggi o ai regolamenti. Il controllo da parte del personale preposto è un discorso che verrà affrontato in un altro articolo.