Introduzione ai RAEE

 Vecchi frigoriferi e scaldabagni, televisori con il tubo catodico, pc e stampanti rotte, ma anche telefonini, giocattoli e lampadine giunte a fine vita. Sono tutti dispositivi che appartengono alla famiglia dei RAEE (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), ossia tutti quei congegni che per funzionare hanno bisogno dell’energia elettrica. Una volta rotti o sostituiti non possono essere gettati nel sacco nero della raccolta indifferenziata oppure abbandonati come spesso capita accanto ai cassonetti, ma devono per legge essere smaltiti separatamente secondo procedure particolari. Come tutti i rifiuti, vengono abbinati a un codice che li definisce in base al loro processo produttivo e alla loro pericolosità, stabilendone le modalità di smaltimento. Essi vengono inoltre raggruppati in 5 grandi aree:

raee

Alcuni raggruppamenti, come R1, R3 e R5, accolgono rifiuti considerati pericolosi, per via della presenza in alcune delle loro componenti di materiali e sostanze tossiche e inquinanti, rifiutiche debbono essere resi innocui e per questo motivo riciclati o recuperati (altrimenti finirebbero inceneriti o in discarica, con tutte le conseguenze negative per la salute umana e per l’ambiente). E’ anche per questa ragione che esistono normative internazionali e nazionali che definiscono i criteri per la loro raccolta e smaltimento. Anche il raggruppamento 4 necessita di particolari attenzioni per il trattamento e deve sempre essere fatta una messa in sicurezza ambientale prima di procedere con le attività di separazione o triturazione.

 I RAEE sono rifiuti in forte crescita, sia per l’espansione del mercato delle apparecchiature elettriche ed elettroniche sia per i cicli di innovazione sempre più corti che rendono i prodotti rapidamente sorpassati (pensiamo solo ai telefoni cellulari e ai computer). Si calcola che nel mondo se ne producano oggi quasi 50 milioni di tonnellate all’anno. In Europa la cifra arriva a sfiorare i 10 milioni di tonnellate: di queste le organizzazioni dei produttori ne raccolgono solo 3,5 milioni. In Italia la  produzione annua di RAEE  si aggira intorno al milione di tonnellate mentre la media nazionale di raccolta è di 4 kg per abitante. Nel 2011 in Italia sono rientrati nel circuito del recupero e del riciclo circa il 69% dei rifiuti generati, ma di questi solo il 36% sono stati conferiti ai circuiti legali, mentre oltre il 70% sfugge a tale sistema.

Anche se il cittadino può conferire il vecchio elettrodomestico nel punto di raccolta comunale più vicino e, in caso di nuovo acquisto, consegnarlo al venditore, oggi molti RAEE finiscono in discarica, nel cassonetto sotto casa, oppure nelle mani di soggetti che non rientrano nel novero di quelli a cui la legge affida il compito di ritirarli. Accanto ad un fiorente  mercato illegale esiste anche un mercato informale, non necessariamente fuorilegge, ma che costituisce comunque una “zona grigia, un’area economica sottratta ai controlli e quindi soggetta a facile infiltrazione da parte di operatori e pratiche irregolari.

I RAEE non vanno confusi con i cosiddetti “rifiuti ingombranti” (mobili, divani ecc) che vengono ritirati e parzialmente recuperati da Secam. Questi ultimi non sono rifiuti pericolosi, ma andrebbero solamente ben compattati nel conteiner a cura degli addetti per diminuire il loro “ingombro” e risparmiare così sul numero di trasporti e sulla conseguente bolletta. Su questo fatto spero che i Comuni adottino i necessari accorgimenti o i necessari controlli.

Oltre che ad attenersi alle indicazioni di legge, invito i cittadini a leggere il dossier di Legambiente dal titolo “ I pirati del RAEE”, dal quale sono state tratte e sintetizzate queste informazioni.